
Cosa succede se una persona lavora e, prima ancora di ricevere il suo compenso, va al ristorante, si siede, mangia e, non avendo riscosso l’emolumento per il suo lavoro, a sua volta non paga il conto perché non ha i soldi? Succede che gli danno del pirla e anche del ladro. La regola è che prima di spendere dei denari bisogna averli, vero?
E cosa succede se un possessore di Partita IVA lavora e non versa l’IVA per le fatture che ha emesso ma che non ha ancora incassato, cioè non versa l’IVA sul lavoro per il quale non ha ancora ricevuto i soldi? Succede che gli danno del ladro, anzi peggio, dell’evasore e scatta il pignoramento e il sequestro dei suoi soldi e dei suoi beni per equivalenza, cioè fino al recupero dell'importo dell'IVA non versata, perché secondo la Giustizia (sì, la chiamano così...) il versamento dell’IVA è svincolato dall’incasso della stessa da parte dell’imprenditore e del lavoratore autonomo, come ribadito dalla Terza Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione con Sentenza n.19099/13.
Ma come, se non si può ‘matematicamente’ spendere i soldi prima di averli, com’è possibile versare l’IVA prima di averla incassata?
In effetti non è possibile, è illogico. E allora i nostri “premurosi e altruisti” azzeccagarbugli statali si sono inventati il “cash accounting” (IVA per cassa) ai sensi dell’articolo 32-bis del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito in legge 134 del 2012. In pratica chi fattura meno di 2 milioni di euro l’anno può optare per l’IVA per cassa e versare l’IVA “solo” quando ha incassato. Sembrerebbe un aiuto, ma c’è un però: il “solo” che abbiamo virgolettato significa che trascorso un anno dall’emissione della fattura, l’IVA va comunque versata anche se la fattura non è stata incassata.
Sì, è una bella presa per i fondelli.
Sorvoliamo sulla questione se l’IVA (alla pari delle altre innumerevoli imposte, tasse, tributi, accise, balzelli, ad libitum) sia giusta o meno e atteniamoci al dato di fatto che l’attuale sistema fiscale la prevede e la richiede. Come già detto, di primo acchito l’IVA per cassa sembrerebbe un aiuto: in effetti versare l’IVA solo dopo averla incassata aiuta a non dover ricorrere allo strozzinaggio delle banche per far fronte allo strozzinaggio dello Stato. Ma pretenderla comunque trascorso un anno che senso ha? Dov’è finito lo spirito “altruistico” e di giustizia dello Stato?
Se, ad esempio, un imprenditore non riesce ad incassare una fattura perché il suo cliente (un altro imprenditore) è finito sul lastrico grazie all’operato dell’Amato dottor sottile con la collaborazione del caro (nel senso che ci è costato tanto) presidente Carlo Azeglio Ciampi (1992, l'inizio della fine), oppure il cliente è stato rovinato dall’operato dei vari governi Prodi, Berlusconi-Tremonti, e poi Monti, Letta (vedremo ora Renzi), tutti succubi del diktat della BCE e dell’Elite finanziaria, come farà il nostro prode ad avere i soldi per versare l’IVA?
Va da sé che se un possessore di Partita IVA emette una fattura che non gli viene pagata, non solo non avrà i soldi dell’IVA, ma non avrà più i soldi che ha speso per produrre quel bene o servizio, non avrà più i soldi che ha usato per pagare gli stipendi ai dipendenti, non avrà i soldi per pagare l’INPS, l’IRPEF, l’IMU e tutte le altre tasse, e non avrà il suo meritato compenso, molto più meritato dell’IVA che vanta lo Stato. Invece si troverà in una situazione di insolvenza “procurata” e lo Stato che fa? Gli affibbia l’etichetta di evasore, lo manda a processo (superato un certo importo il mancato versamento dell’IVA diventa reato penale) e gli porta via soldi e beni per un ammontare equivalente all’importo non versato, facendolo fallire qualora non sia già fallito a causa dei suoi debitori… perché non si sa mai che invece riesca a sopravvivere, meglio quindi intervenire con solerzia e severità.
E così si realizza la missione dello Stato nei confronti dei cittadini… (sic!)
Per fortuna le associazioni dei Commercialisti hanno deciso di scendere in piazza per difendere i diritti dei loro clienti (le Partite IVA). Anche i magistrati, stanchi di dover emettere sentenze inique e liberticide, hanno aderito all’iniziativa, con i magistrati tributari in prima fila. Il tam-tam si è diffuso e arrivano a frotte le adesioni di funzionari e impiegati di Equitalia, disgustati da quello che vedono e dall'ingrato compito di aguzzini che lo Stato gli ha assegnato. E tutti insieme manifestano per avere una società libera dove i diritti siano veramente rispettati e… Scusate, mi dicono che come al solito sto sognando ad occhi aperti e faccio casino. Chiedo venia, non volevo svegliare nessuno.